La neve cade fitta, coprendo la città, i fiocchi bianchi come lacrime del cielo. Dentro la stanza calda, Gulendam è rannicchiata sul divano, gli occhi arrossati fissi sulla fiamma che brucia nel camino. La notizia su Mert e Deva è stata come un coltello che le ha trafiggato il cuore. Mert, colui in cui aveva sempre riposto fiducia, colui che pensava le avrebbe dato la felicità, si è rivelato essere l’ex fidanzato di Deva, sua sorellastra. La rabbia esplode dentro Gulendam come una fiamma selvaggia. Non riesce ad accettare questa cruda verità.
Con il cuore che arde, Gulendam decide di affrontare Deva. Si reca dalla sorella, costringendola a confrontarsi con il passato che aveva cercato di seppellire. Il confronto tra le due sorelle diventa teso, parole crudeli vengono lanciate come frecce affilate. Gulendam non riesce a controllare le sue emozioni, vuole solo che Deva ammetta le sue colpe e si penti. Nel momento in cui la rabbia raggiunge il culmine, Gulendam compie un gesto impulsivo. Prende un coltello dal tavolo e si taglia la mano. Il sangue scorre copioso, tingendo di rosso un ampio pezzo di stoffa bianca. Deva, spaventata, corre a portarla in ospedale.
Nella stanza d’ospedale, Gulendam è distesa sul letto, con una garza attorno al polso. Il dolore fisico non è nulla rispetto al tormento mentale che la devasta. Si rende conto di aver esagerato, di aver lasciato che le emozioni prendessero il sopravvento sulla ragione. Nei giorni in ospedale, Gulendam ha tempo per riflettere. Si rende conto che il passato è passato, e nessuno può cambiarlo. Non può continuare a vivere nel passato e nell’odio. Gulendam capisce che la famiglia è tutto per lei. Non vuole ferire le persone che ama per questioni insignificanti. Deve perdonare Deva, perdonare Mert, e, cosa più importante, perdonare se stessa.