Deva non era solo una vittima del folle piano di vendetta di Gulcemal, ma anche l’unica persona in grado di toccare ciò che restava della sua umanità. Nei giorni di prigionia, Deva iniziò a comprendere il dolore profondo che Gulcemal aveva sopportato fin da bambino. L’abbandono della madre, la morte del padre, tutto quel dolore lo avevano trasformato in una persona fredda e spietata.
Deva cercò di calmare la rabbia di Gulcemal. Gli raccontò della sua vita, dei suoi sogni e delle sue paure. Gli parlò del dolore di essere stata rapita e della preoccupazione per la sua famiglia. A poco a poco, si creò un legame strano tra i due, un legame tra il rapitore e l’ostaggio. Gulcemal cominciò ad ascoltare Deva. Sentiva una sorta di empatia verso quella giovane ragazza. Si rese conto che entrambi erano vittime del destino. Tuttavia, l’odio lo aveva trasformato in un mostro.
Il rapporto tra Deva e Gulcemal divenne complesso. Deva provava affetto per Gulcemal, ma al tempo stesso ne aveva paura. Gulcemal voleva proteggere Deva, ma non riusciva a liberarsi dal suo doloroso passato. La loro relazione era una lotta tra amore e odio, tra perdono e punizione. Un giorno, quando la polizia circondò il luogo della prigionia, Gulcemal decise di liberare Deva. Sapeva che non poteva continuare a vivere nell’oscurità. Voleva pagare per i suoi crimini. Deva fu liberata, ma il suo cuore rimase legato a Gulcemal. Non poteva dimenticare ciò che era accaduto, ma non riusciva nemmeno a dimenticare i sentimenti che provava per lui.