Gülcemal aveva deciso di affrontare il passato doloroso. Nella sua accogliente casa, organizzò un incontro privato con Armağan. L’atmosfera nella stanza era pesante quando Gülcemal iniziò a raccontare la storia della morte di Mustafa. “Armağan, devi conoscere la verità. Io non sono stato io a uccidere tuo padre. Io… io sono solo stato un testimone,” disse Gülcemal con la voce tremante. Raccontò i dettagli di quella notte, quando Mustafa fu assassinato. La paura e l’impotenza lo avevano paralizzato, non riuscendo a fare nulla per salvare il padre di Armağan. “Ho vissuto nel rimorso per tutti questi anni. Mi sento in colpa per non aver protetto tuo padre.”
Armağan ascoltava la storia del fratello con un’espressione complessa. Le parole di Gülcemal toccarono un angolo nascosto nel suo cuore. Iniziò a comprendere il dolore che suo fratello aveva sopportato durante tutto questo tempo. Anche se non riusciva ancora a perdonare completamente, Armağan si sentiva un po’ più sollevato.
Dopo la conversazione, l’atmosfera tra i due fratelli diventò più calda. Iniziarono a ricordare insieme i momenti felici con il padre, di una famiglia felice che c’era un tempo. Armağan decise di rimanere per scoprire la verità sulla morte di suo padre. Credeva che, chiarendo ogni cosa, avrebbe potuto aiutare entrambi i fratelli a guarire le loro ferite e trovare la pace.
Insieme, iniziarono a indagare nuovamente sul caso. Incontrarono le persone coinvolte, raccolsero prove e gradualmente svelarono segreti che erano stati sepolti per anni. Il processo investigativo era difficile, ma dava ai due fratelli l’opportunità di capirsi meglio. Affrontarono insieme le difficoltà, condividendo gioie e dolori.